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Edificio la nuova biblioteca

Biblioteca del Convento dei Cappuccini, Lugano (1976-1979), opera di Mario Botta

Un edificio sotterraneo è un edificio senza facciate. La sua massa è nascosta; non la si può leggere. Facciate parziali, lucernari ed estrusioni dal terreno ne demarcano la presenza. Un edificio sotterraneo è un edificio convesso. In un edificio che sta sopra il livello del terreno le manipolazioni della massa e la superficie esterna ne delineano l’esistenza, e il vuoto interno formato dalla sua superficie concava diviene quindi importante. Un edificio sotterraneo dà forma a uno scavo, foggia uno spazio vuoto. Non può affacciarsi sul mondo e nemmeno può affermarsi con la propria presenza, ma la potenza dello spazio vuoto, il gioco della superficie, le variazioni in altezza o la presenza di un singolo concetto unitario che tiene insieme il tutto divengono anche più importanti nel caso di un edificio sotterraneo. Dato che il rapporto immediato con il terreno è invertito, quello con il cielo è più intenso.
Inoltre, quando l’edificio sotterraneo è una biblioteca, la lettura dell’ordine spaziale interno, ovvero l’orientamento e la distribuzione degli spazi o la distinzione tra le aree pubbliche e quelle più specifiche, diviene un tema significativo che stabilisce dei prerequisiti per la composizione. Anche il trattamento della superficie acquisisce una priorità. La superficie, questo singolo elemento che informa l’edificio e ha perso rilevanza all’esterno, diviene un qualcosa che non si limita a dare una forma al progetto. Quando la possibilità di comunicare con l’esterno viene diminuita, la texture assume un ruolo nel dare significato all’interno. Un edificio sotterraneo è quindi un edificio basato sull’inversione in termini di manipolazione della massa, della superficie e della luce. È esattamente così per questa biblioteca pubblica di Mario Botta.
La biblioteca sotterranea, un’estensione del Convento dei Cappuccini a Lugano, è serenamente collocata in un vigneto. Con un’estensione di 900 metri quadrati, è utilizzata anche per seminari e piccole mostre (tenute nel parco). Una serie di finestre che danno sulla città, formando feritoie verticali nelle austere pareti di cemento, e la struttura del lucernario triangolare, sono le uniche tracce dell’edificio nascosto sottoterra. Un lungo volume rettilineo ospita le collezioni mentre un esagono raddoppiato in altezza forma una spaziosa area di lettura: le due zone sono collegate da un passaggio intermedi. Un’entrata luminosa, un atrio nello spazio a volta del vecchio edificio, invita il visitatore a esplorare ciò che si trova nascosto sotto. L’entrata avviene tramite un soppalco, che si apre attraverso un ampio vuoto sul piano principale dove è situata la sala di lettura, mentre il lucernario sul tetto delinea gli assi.
Le pareti di cemento, con una finitura interna in mattoni bianchi, danno forma alla sala di lettura. Superfici in cemento creano contorni netti per il piano del soppalco e il lucernario e contrastano con la ripetizione della struttura modulare dei soffitti. La geometria di alternanze crea una tensione, la prospettiva attira l’occhio verso l’alto, dirigendo lo sguardo verso il cielo soprastante. La superficie, dando forma allo spazio concavo, assumerà su di sé questo importante ruolo: il materiale e la texture diverranno forti vettori di significato.
Una profonda incisione verticale nella parete, esattamente sull’asse di simmetria formato dal lucernario, rivela il materiale sottostante, parlandoci della separazione dei materiali, delle stratificazioni di materiali, sovrapposte le une sulle altre, delle stratificazioni di significato rappresentate dall’ordine sintattico. La texture della superficie interna, l’ordine formale e la materialità, la luce e l’ombra, l’apertura e la chiusura; tutto prende parte alla composizione generale. La Biblioteca dei Cappuccini è di fatto uno spazio di meditazione, pervaso di calma e serenità, un luogo di introversione, per il pensiero e la contemplazione, un luogo mistico posto pacificamente tra i vigneti.

Tratto da: Irena Sakellaridou, Mario Botta Poetica dell’architettura, con un testo di Anne-Marie Werner, RCS Libri, Milano 2000; riedizione Rizzoli/Società Editoria Artistica S.p.A. Gruppo Skira, Milano 2000; pagg. 20-23.

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